LIBRO IV.

 

CORPI AGGREGATI.


LIBRO IV.

 

INDICE DEGLI ARGOMENTI.

 

La vera forma è inseparabile dalla materia; le forme che vengono e vanno nella materia aggregata non sono prodotte dagli elementi che la compongono ma da qualcun altro(4.1-4.3).

 Confronto tra vera causalità e causalità meccanicistica(4.2).

 Azioni di intelligenze sugli elementi(4.3-4.4), ma attenzione: è errato considerarle “Dio”.

 La “mente duale”, cioè il nostro sistema nervoso, interferisce interrompendo la comunicazione tra essere e coscienza, creando la simulazione che le nostre sensazioni derivino dagli organi del corpo aggregato(4.5).

 La causalità meccanicistica è una simulazione, frutto della cospirazione fra le intelligenze portatrici di forma e le menti duali che governano il “nostro” sistema nervoso(4.6).

 Ancora sulla simulazione: tutte le cause meccanicistiche sono simulazioni(4.7-4.9).

 Anche profumi, sapori e qualità tattili vengono da altrove(4.10).

 Smarrimento prodotto da tutto questo nell’uomo(4.11).


Panta plere theòn.

Il mondo è pieno di dèi (scil.: forze intelligenti).

Talete (framm. 22).

 

4.1.Nei veri corpi, quelli che sono il prodotto di un unico atto di pensiero, e che stanno nel vero mondo, quello dove gli esseri si danno la forma da sé, forma e materia non possono mai disgregarsi, perché ciò che è semplice e non composto di parti non può scomporsi, ciò che non è aggregato non può disgregarsi. Infatti scomporre o disgregare qualcosa significa separarne le parti. L’atto con cui l’essere produce l’immagine di sé è un atto semplice e indivisibile, poiché anche se noi, nella nostra analisi, distinguiamo la forma più generica, che genera la matrice o elemento liquido (la vera materia) dalla forma più specifica, nella realtà l’essere si pensa mediante un atto indivisibile, vedendo la propria forma come forma dell’essere arricchita delle qualità e proprietà più specifiche in un atto solo(1). L’anima può cambiare forma, se cambia i contenuti cognitivi della propria coscienza, cioè può perdere consapevolezza di sé e oscurarsi, se smarrisce le idee rette, oppure da oscura farsi luminosa, se le ritrova. E in concomitanza al cambiamento dei contenuti dell’anima cambia anche l’immagine, il suo corpo, che ne è il riflesso. Ma, se la forma dell’anima può mutare, non può mai disgregarsi -non essendo un aggregato- né mai la forma immanente, anche se mutevole, può separarsi dalla matrice, perché quest’ultima è già la stessa forma immanente, solo priva di specificazioni; abbiamo già detto che non può esservi forma fuori dall’essere, questo ne è il corollario: non c’è forma specifica immanente fuori dalla forma dell’essere, come non c’è forma fuori dal pensiero. Il pensiero che pensa l’idea è tutt’uno con l’idea mediante cui esso rappresenta sé stesso, e dunque anche il riflesso nello spazio del pensiero (la materia) con il riflesso nello spazio della forma in esso contenuta (la forma immanente più specifica) sono una cosa sola. Nei corpi aggregati, invece, noi vediamo che la forma macroscopica tende a svanire, lasciando -per così dire- nuda la forma sottostante; intendo dire che un organismo perde la forma macroscopica superiore disgregandosi nelle sue parti. Per esempio, un fiore appassisce, la forma rosea, profumata e vellutata, dopo alcune trasformazioni, svanisce del tutto e il fiore è perso; non è che ha cambiato forma, proprio non c’è più. Ugualmente dicasi per il processo opposto: là c’è un mucchio di terra abbandonato, ma qualcosa si impadronisce degli elementi che lo compongono e, inusitatamente, compare una nuova forma che eclissa la vecchia: è entrato un seme, che si è impadronito di parte della terra e l’ha trasformata in pianta con un fusto e delle foglie e poi dei fiori. Non c’è nessun legame logico tra la forma della terra e quella dei tessuti della pianta, nessuno sa spegare perché dalla forma della terra con le sue numerose qualità e proprietà si passi alla forma della pianta che ha qualità e proprietà completamente diverse. Una forma esce e una entra, e noi possiamo indurre a posteriori quali legami causali si verificano nel nostro mondo, cioè a quali forme possano succedere determinate forme e a quali no (dalla terra può nascere la pianta, ma non dal ferro, per esempio), senza poterli dimostrare validi a priori, senza capire cioè quale sia la vera causalità.

4.2.Nella causalità spirituale tutto è chiaro: l’anima da ignorante può divenire sapiente, se acquisisce le rette idee, da cattiva buona, se indirizza il desiderio e la volontà al vero bene, da ingiusta giusta, se conosce l’idea di giustizia e il suo valore, da incapace capace, se si procura il retto modo di ottenere un risultato. E l’immagine che è il suo riflesso, il suo vero corpo, cambia di conseguenza, come la mia immagine riflessa in uno specchio cambia, se cambio io. Sicché il vero corpo può mutarsi da oscuro e grave in luminoso e lieve, da opaco e impenetrabile a splendido e trasparente, da spinoso e freddo in caldo e morbido, da ruvido a tenero, da ripugnante a bellissimo, posto che l’anima sappia modificare le qualità spirituali corrispondenti all’immagine. La causalità va sempre da spirituale a corporeo, mentre tra corpi, cioè tra immagini, non può esservi alcun nesso causale, perché non sono veri esseri, ma solo riflessi. Nel mondo aggregato sembra che un corpo possa agire su un altro corpo: un coltello può provocare un taglio nella carne, il fuoco può bruciare la legna, l’acqua può sciogliere il sale… Un’immagine può alterarne un’altra, fino a farla scomparire. Attenzione: abbiamo detto sembra; questo pare a noi se ragioniamo a posteriori, fondando la nostra conoscenza sull’esperienza dei sensi e chiamando erroneamente reale quello che vediamo servendoci di quello strano intermedierio, che sembra essere il nostro corpo, ma è invece un aggregato. Prestiamo più attenzione alle immagini sensibili di questo tipo perché qualcosa sono, è vero, ma non sono quello che sembrano.

4.3.Le forme che vediamo entrare e uscire dalla materia aggregata, non sono affatto prodotte da quella materia, altrimenti non potrebbero separarsene. Sono solo sovrapposte e vengono da qualcun altro. La materia degli elementi atomici, cioè la loro coscienza, non produce affatto la forma macroscopica in cui sono imprigionati; nessuno di loro penserebbe, per esempio, le qualità e le proprietà del metallo, se una mente più potente non imponesse loro di farlo(2). C’è qualcuno che piega le coscienze deboli e le costringe a immaginare forme estranee. C’è un’intelligenza portatrice di forma che aggrega atomi in molecole d’acqua, un’altra che in altri aggregati produce la forma della terra; un’altra ancora si impadronisce delle due forme precedenti e le ricombina sovrapponendo, a poco a poco, la forma della pianta. Il fiore sboccia profumato, colorato, vellutato; è una colonia di spiriti messi in forma di corolla, costretti provvisoriamente a pensarsi dotati di tali qualità. Quando l’arcana coscienza portatrice di forma si ritira e non comunica più i suoi pensieri agli elementi del corpo aggregato, questi in breve se ne dimenticano e tornano alla loro forma originaria, cioè perdono le qualità e proprietà del fiore e si disgregano; noi diciamo che il fiore appassisce e poi scompare. Gli elementi però, essendo anime, non scompaiono mai e chissà dove vanno ad aggregarsi di nuovo.

4.4.Che siano intelligenze e non meccanicismi a imporre le forme ai corpi aggragati, va da sé, perché abbiamo definito immagine la forma immanente, e per il principio di ragion sufficiente abbiamo stabilito che l’immagine esiste solo se un’immaginazione la produce, altrimenti no; e abbiamo chiamato immaginazione il pensiero quando si serve di immagini e usiamo altresì il termine intelligenza per designare il pensiero che agisce guardando alle rette idee che esprimono l’essere. E nessuno potrebbe dar forma a qualcosa se non conoscesse le forme; un’anima stolta è informe e non sa formare nemmeno sé stessa e il suo vero corpo è una deformità. Se vediamo dunque questi corpi aggregati fatti secondo regole matematiche (sono volumi, innanzi tutto, e i volumi sono immagini di idee della geometria e le leggi che sembrano governare il mondo della materia aggregata sono esprimibili in caratteri matematici) vuol dire che le coscienze che li aggregano conoscono la matematica, sono dunque intelligenti e non stolte. No, non è Dio quello di cui sto parlando. Il Lettore stia ben attento, e si ricordi di quanto da noi detto ai §§2.9, 2.10 e 2.14 per definire Dio. Dio è essere e infinite coscienze, siamo noi Dio; e non c’entriamo nulla con la materia aggregata.

4.5.L’arcana forza intelligente, che impone forme alla materia aggregata, agisce di concerto con il “nostro” sistema nervoso. Infatti, in qualche modo l’energia che governa il “nostro” corpo aggregato, quella che gli scienziati hanno trovato baluginare misteriosamente intorno ai neuroni del “nostro” cervello e lungo ai “nostri” nervi, riesce a crittare le immagini che normalmente, altrove, lo spazio comunicherebbe alla nostra coscienza (sulla percezione normale e non crittata si veda ultra, libro V). Il sistema nervoso, che da sé ama appellarsi “mente duale”, interferisce con la comunicazione che normalmente avverrebbe tra l’essere e le sue coscienze, cioè tra lo spazio e i suoi contenuti. Normalmente, lo spazio (che, ricordiamolo, è immagine dell’immaginazione dell’essere) si comunicherebbe a tutte le sue coscienze (ricordiamo che ogni coscienza è una visione dello stesso essere) sicché ogni coscienza riceverebbe una diversa immagine dello stesso spazio, compresi i suoi contenuti, calcolata da un punto prospettico diverso, quello cioè in cui lo spazio stesso collocherebbe l’immagine di quella coscienza. Ma un’analisi della percezione normale, o percezione spirituale, più dettagliata sarà fatta, come detto sopra, nel libro V; per ora proseguiamo con l’analisi della percezione nel mondo aggregato. L’interferenza del sistema nervoso impedisce, per dir così, che l’essere ci parli direttamente, e permette che alla nostra coscienza arrivino solo quelle immagini e quelle sensazioni che derivano da alterazioni degli organi del “nostro” corpo aggragato. Le nostre sensazioni, in questa particolare zona dello spazio, sono il frutto di un lavorìo farraginoso, complicatissimo: i nostri organi, come detto, sono aggregati di spiriti, ognuno con la sua immagine corporea, ognuno riceve la sua immagine dei contenuti dello spazio. Quando agli spiriti che compongono il nostro occhio viene comunicata dall’essere l’immagine di un oggetto, si alterano, cioè -come sarebbe per qualsiasi coscienza- prendono atto dell’immagine. Solo in concomitanza con questa alterazione,  ed ogniqualvolta essa si verifica, il “nostro” sistema nervoso, ovvero un certo gruppo di astuti spiriti che gli scienziati incautamente chiamano neuroni e scambiano per materia extramentale inanimata, comunicano alla nostra coscienza un’immagine calcolata a dovere per sembrare quella di un oggetto collocato in uno spazio extramentale. Così è per i suoni: solo quando gli elementi spirituali che compongono il nostro timpano si sono alterati perché è stata comunicata loro una vibrazione, parte del “nostro” sistema nervoso, cioè il gruppo di “neuroni” preposti a questo, ci comunica un suono e tale suono sarà diverso a seconda della lunghezza d’onda della vibrazione. Si noti una cosa: non c’è nessuna connessione causale tra la vibrazione di una corda e il suono; infatti il vero suono è immagine ed è prodotto del pensiero. Quello che succede quando una corda viene percossa (sembra che ci sia causalità meccanica tra due oggetti che si toccano, ma non è così, è simulazione anche questa) è che uno dei “nostri” “neuroni” ci comunica un suono calcolato secondo leggi costanti, esprimibili in termini matematici, ma completamente arbitrarie. Il suono non proviene dalla vibrazione della corda, ma dal “neurone”, c’è solo una concomitanza artificiale tra i due eventi, è il “neurone” che crea artificialmente questa concomitanza, allo scopo di simulare una connessione causale che non c’è.

4.6.Spieghiamoci meglio: così come non c’è nessun rapporto causale tra l’onda elettromagnetica che gli scenziati chiamano luce e la nostra sensazione di luce, altrettanto non c’è un rapporto causale tra quella che gli scienziati chiamano onda sonora e la nostra sensazione di suono. Suono e luce sono immagini spirituali, non sono effetti di cause meccaniche o elettromagnetiche (che non esistono realmente). Le vibrazioni sono piccoli e rapidi movimenti di un’immagine nello spazio, e il movimento altro non è che una serie di rappresentazioni della stessa immagine in punti diversi dello spazio; in che modo questi  movimenti produrrebbero suoni e colori? Che nesso logico c’è tra movimento e suono, movimento e colore? Suono e colore sono pensieri, e possono essere prodotti solo dal pensiero. E’ una falsa connessione causale, o meglio: è una simulazione. Infatti ogni qual volta gli organi del “nostro” corpo si trovano alla presenza di una vibrazione di questo tipo e ne vengono alterati (come detto sopra, trattasi semplicemente della presa di coscienza della vibrazione, non di alterazione meccanica, che non può esistere), il “nostro” sistema nervoso ci comunica un’immagine o sonora o luminosa. Il tipo di immagine che riceviamo sembra dipendere dalla natura dell’onda e dalla sua lunghezza d’onda, e questo perché il sistema nervoso ci comunica sempre lo stesso colore, quando gli elementi che compongono il “nostro” occhio vengono alterati da un’onda con la medesima frequenza, e sempre lo stesso suono quando gli elementi del nostro timpano si alterano per un’onda della stessa lunghezza. Così il “nostro” sistema nervoso simula un rapporto causale tra onda e sensazione e una legge meccanicistica esprimibile come un rapporto numerico, laddove non c’è niente di tutto questo.

4.7.Anche le connessioni causali meccaniche sono una simulazione: a noi sembra che la corda del pianoforte vibri perché percossa dal martelletto. Ma non è così. Infatti i due volumi, quello della corda e quello del martelletto, sono due immagini, e le immagini non cozzano insieme. Se le immagini di due persone riflesse in uno specchio si toccano non succede nulla, non si danneggiano a vicenda, non provocano alterazioni l’una nell’altra. Per alterarsi l’immagine, deve cambiare ciò che si riflette in quell’immagine, altrimenti rimarrà com’era prima. Ugualmente, se affondo un coltello in un pezzo di carne, non è il coltello che produce il taglio, perché la lama non è che immagine e la carne anche non è che immagine. Il taglio è prodotto da qualcosa altro: ogniqualvolta io accosto la lama alla carne(3), l’intelligenza che aggrega gli elementi della carne ne altera l’aggregato, separando, astutamente, le cellule della carne (basta che le pensi slegate e quelle si slegano) in corrispondenza dell’immagine del filo della lama, che è una linea e dunque ha la natura dell’immagine, e normalmente non avrebbe nessun effetto sulle altre immagini. Così fa sembrare reale una connessione causale che non c’è. Sicché è proprio sciocco gridare al miracolo quando un fachiro cammina su una lama affilata o riesce a colpirsi senza farsi male: è normale che sia così. La lama è un’immagine e non è capace di produrre effetti sulle altre immagini. Quando la lama taglia la carne, quello è il miracolo, se per miracolo intendiamo un intervento soprannaturale nell’ordine normale delle cose(4).

4.8.Allo stesso modo, non è il fuoco che scalda l’acqua e la fa bollire, ma ogniqualvolta una fiamma, che è solo immagine, viene accostata a una pentola d’acqua, c’è una forza invisibile, spirituale, che comunica alle molecole d’acqua quel movimento che noi chiamiamo bollore; e così simula una connessione causale che non c’è. E nemmeno è il gas che esce dal fornello a produrre la fiamma, ma c’è un’intelligenza che sovrappone, simulando una causalità che non c’è, l’immagine della fiamma a quella della forma gassosa, e lo fa solo per quelle molecole gassose venute a contatto con una scintilla, la quale, a sua volta, sembra prodotta dalla compressione del minerale contenuto nell’apparecchieto piezoelettrico, ma anch’esso è solo immagine e non produce nulla; è un’intelligenza astuta che fa comparire l’immagine della scintilla, prodotta dal suo pensiero, ogniqualvolta il minerale del piezoelettrico viene compresso. E tutta questa macchinazione serve per simulare una serie di connessioni causali che nella realtà non esistono. Per questo non c’è niente di straordinario, né di magico, in quei riti primitivi dove uno sciamano riesce ad attraversare una fornace al calor bianco senza danni: è normale che sia così(5). Il fuoco è solo un’immagine, e non può alterare le altre immagini, non può provocare ustioni, solo un’intelligenza capace di modificare la forma di un oggetto modificando i suoi pensieri, sarebbe in grado di farlo; e questa è la vera magia, che il fuoco bruci, non che non bruci.

4.9.Tutte le cause stanno nel mondo spirituale, perché solo il pensiero è realtà e solo la realtà può essere causa, l’immagine no. Perciò, tutte quelle connessioni causali, che sembrano operare tra un corpo e un altro corpo, sono inesistenti, sono frutto di una complicata simulazione. Non signifca che non siano reali, perché anche la simulazione ha un certo grado di realtà, ma non sono quello che sembrano. Perciò, se abbiamo mal di testa, prendiamo pure un’aspirina, ma ricordiamoci che non è l’acido acetilsalicilico a farci passare il mal di testa: è il nostro “duale”, la mente che governa il “nostro” organismo, che cessa di inviare alla nostra coscienza la sensazione dolorosa quando nel nostro sangue è presente quel farmaco, per simulare una connessione causale che non c’è.

4.10.Insomma, ogni oggetto che cade sotto ai nostri sensi, quando sulla nostra strada troviamo questo complicato intermediario, il corpo aggregato, è frutto di una macchinazione complicatissima.  Ogni aggregato di elementi che ci troviamo davanti, grazie al sistema nervoso, che comunica un’immagine tridimensionale unitaria alla nostra coscienza ogniqualvolta gli elementi della nostra retina vengono alterati dalla presenza di tale colonia di spiriti, sembra un corpo e non lo è. A quest’immagine già ingannevole altre intelligenze aggiungono delle qualità: per esempio, a una bacca di cacao trattata e macinata si associa il caratteristico profumo. Ma i profumi non esistono nell’immagine: il profumo è la sensazione che dà la bontà di uno spirito, profumi sono i sentimenti dei santi. Gli atomi che compongono il cacao non hanno questa qualità, la sensazione profumata viene comunicata alla nostra coscienza ogniqualvolta annusiamo il cacao, ma viene da altrove… E così dicasi dei colori, dei suoni e dei sapori: non è l’impasto di farina e acqua che sa di pane, ma il cuore di un essere sapiente. E tutta questa faticosa cospirazione ha l’effetto di farci credere a una causalità meccanicistica, a un mondo fatto di cose extramentali, prodotte da una materia eterogenea al pensiero, governata da forze inintelligenti e afinalistiche.

4.11.Tutto questo ha l’effetto di nascondere l’anima a sé stessa. L’uomo si crede prodotto del caso, di un meccanico accozzarsi di elementi privo di finalismo e si immagina che da una combinazione di materia, chissà come, sia scaturita la coscienza; questo nella nostra epoca. L’alternativa è tornare alla vecchia religione che ci consegna nelle mani di un Dio creatore onnipotente, incomprensibile e misterioso, assetato di devozione e sottomissione cieca, di omaggi cultuali e professioni di fede. In entrambi i casi l’anima smarrisce il suo vero essere e il suo vero valore; si aggira in preda a questi sabbiosi sogni, che non di rado divengono incubi, profondamente addormentata e ignara che il vero mondo è altrove.


NOTE AL LIBRO IV.

 

Nota 1: sono separate le idee, cioè le forme trascendenti, che abbiamo definito come rappresentazioni che l’essere ha di sé stesso e fungono da regola di costruzione per l’essere individuale. Ma l’atto di pensiero con cui la coscienza pura specchia la composizione di idee che la rappresentano (forma dell’essere più forma specifica) è unico e indivisibile e si ripete identico per ogni istante del tempo che è infinito.

 

Nota 2: ma dobbiamo spiegare, ovviamente, che cosa significa “mente debole” o “potente”. E’ potente quella coscienza che abbia più chiara la rappresentazione di sé e dunque più stabile, mentre l’instabilità dovuta a pensiero confuso e contraddittorio rende la mente debole e condizionabile. Si tratta di un fenomeno molto comune: chi non sa darsi la forma da sé imita quella che vede negli altri. Le intelligenze formatrici di cui stiamo parlando plasmano gli elementi atomici in maniera ovviamente non meccanica (perché la causalità meccanica non esiste, ma solo quella spirituale, come si vedrà più in dettaglio), condizionandole, per così dire, ipnoticamente, cioè mostrando loro forme e qualità che poi essi passivamente imitano, per breve tempo.

 

Nota 3: anche che la “mia” mano possa spostare il coltello, lo si sarà capito, è una simulazione, poiché la mano è un’immagine tridimensionale e non può fare nulla da sé e anche il coltello è un’immagine. Ci vuole un’intelligenza che sposti la collocazione del coltello, che è immagine, ogniqualvolta l’immagine della “mia” mano viene con essa in contatto: è cioè lo spazio stesso che agisce in questo caso, modificando la posizione del coltello (ovverosia della colonia di spiriti che lo compone) ogni volta che l’immagine della “mia” mano fa l’atto di impugnarlo, e anche la posizione dell’immagine della “mia” mano cambia come se l’arto seguisse il mio pensiero, ma è sempre una simulazione dello spazio. Il “mio” sistema nervoso, complice, completa il tutto con le sensazioni tattili che non provengono dalla “mia” mano (non provengono dal contatto col coltello, che non c’è: il contatto avviene tra gli elementi della “mia” mano e quelli del coltello, non con me, ed è ovviamente un contatto non meccanico ma spirituale) ma sono pensieri e provengono da una coscienza che me li comunica. Così la simulazione è completa e io credo di aver impugnato il coltello e tagliato la carne, quando è successo tutt’altro.

 

Nota 4: le intelligenze portatrici di forma (così le abbiamo chiamate) sporadicamente sospendono la loro simulazione, in occasioni particolari. Per molti uomini questo è fonte di maggior confusione, perché oltre al concetto falso di causalità meccanica, nella loro mente si aggiunge il concetto ancora più confuso di miracolo o potere magico. Per alcuni questo è uno stimolo a prestare maggior attenzione e a interrogarsi su che cosa sia veramente reale e che cosa no e dunque trovare una via d’uscita dalla simulazione. Quelli poi che negano tali fenomeni per partito preso dimostrano negligenza, disonestà concettuale e totale disinteresse verso la verità. Non è scientifico negare i fenomeni, ed è ridicolo che chi abbia accolto come presupposto quello di fondare la propria scienza sull’esperienza sensibile, scarti pregiudizialmente tutta una serie di esperienze decidendo arbitrariamente quali esperienze sono tali e quali no.

 

Nota 5: chiunque abbia un minimo di dimestichezza con testi della moderna etnologia sa che presso le culture primitive si verificano spesso fenomeni di questo tipo. Per esempio, per il rito della fornace si veda: Ernesto de Martino, Il mondo magico, Boringhieri 1981, pagg. 29-35. Nella descrizione ivi riportata alcuni indigeni delle isole Figi riescono a camminare sulle pietre roventi al calor bianco di una fornace appositamente approntata (un fazzoletto di cotone lasciato sopra a una delle pietre si era carbonizzato in 15-20 secondi) uscendone con i piedi perfettamente freschi, e nemmeno gli ornamenti di foglie secche che essi portavano alle caviglie avevano subito la minima alterazione. Se il Lettore, come me, è un po’ attempato, dovrà fare uno sforzo per allontanare dalla propria mente la squallida immagine televisiva di un Mino Damato (mi pare che si chiamasse così) che s’abbruciacchia i calzini su un letto di brace semispenta, sostenendo di aver acquisito chissà che poteri grazie all’addestramento yoga impartitogli da un guru. E’ lecito, naturalmente, distinguere il rito praticato tradizionalmente (e seriamente) dai primitivi dalla ciarlataneria di un esaltato in cerca di successo, ma, come detto già alla nota precedente, non è scientifico negare i fenomeni.


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